Emma Morano

Era il 7 febbraio 2017 quando ebbi il piacere d'incontrare Emma Morano, classe 1899. Qualche giorno prima proposi l'incontro alla famiglia, la quale con grande gentilezza e disponibilità e non prima di qualche titubanza, accettò. Vivere l'esperienza di un incontro con una donna di 117 anni era un privilegio che non mi sarei mai aspettato. La signora Emma non ha avuto una vita facile, la sue vicissitudini sono ben esposte in internet ed è per questo che non tratterò la storia, ma preferisco raccontare le impressioni e l'impatto che ho avuto. 
In una fredda mattina di febbraio, entusiasta e carico di aspettative, mi avvio verso la residenza della signora Morano in una piccola palazzina nel centro storico di Pallanza. La casa è piccola, essenziale, ordinata, sembrava di tornare indietro nel tempo. La badante ed un familiare mi dicono che devo attendere perchè "Emma non è ancora pronta". Qualche chiacchiera, qualche foto e mi dicono che posso accedere alla camera da letto.
_DSC9147jpg
Da tempo ormai i suoi spostamenti, all'interno della piccola abitazione, si erano via via ridotti ed ormai tutta la sua vita si svolgeva solo in una stanza. Quasi sorda, consumata dal tempo e temprata dalla vita, mi appare questa piccola vecchietta seduta sul letto. Le mie aspettative su un possibile contatto con Emma crollano nel momento in cui comprendo che ormai vive in un suo mondo pur rispondendo a poche domande urlate dalla famiglia che la cura. Ciò che più mi sorprese fu il suo frequente strillare: "basta....basta....sono stanca" e questo non perchè qualcuno la stesse stressando, anzi era quasi coccolata. Sembrava che dentro di lei ci fosse un cortocircuito: lo spirito che, ormai stanco, avrebbe voluto terminare la vita ed il corpo, forte, che invece voleva andare ancora avanti. Iniziai a scattare qualche foto tentando di relazionarmi con il soggetto, ma non fu possibile. Emma continuava a ripetere "sono stanca....basta". Avrei voluto fotografarla "meglio", ma non mi piacciono le forzature. Esiste una regola non scritta nella fotografia che m'impone di non andare oltre un certo limite! Quell'essere ha una dignità e non è un oggetto da mettere in posa in funzione della luce o dell'ambiente circostante per ottenere una composizione più efficace. Occorre  rispetto.......sempre!
Mi accontentai di quei pochi scatti fino a quando Emma non chiese di mangiare uno dei pochi semplici cibi rimasti nella sua alimentazione: la banana.
_DSC9203jpg
La prese e come una bimba iniziò a gustarla con grande piacere.
_DSC9206jpg
Aspettai che finisse, la salutai dandole la mano e mi congedai.
Emma morì il 15 aprile a 117 anni e 137 giorni divenendo la terza europea più longeva di sempre e la decima persona al mondo a raggiungere i 117 anni.
Credo di essere stato l'ultimo ad averla ritratta, perchè subito dopo la mia visita le sue condizioni peggiorarono sensibilmente e la famiglia interruppe qualsiasi visita.
Ancora oggi Emma Morano, probabilmente negli ultimi anni "imprigionata" nel suo corpo , mi torna in mente quando sento di persone anziane che si augurano di vivere a lungo. Forse vivendo in un mondo scandito da numeri e consumismo sfrenato si vorrebbe "avere" più vita senza pensare alla qualità della stessa ed alle potenziali conseguenze che un percorso eccessivamente lungo può portare.

Un grazie ad Emma ed alla sua famiglia per la significativa esperienza che mi hanno fatto vivere.
  

Il viaggio in India

In questo articolo proverò a spiegare il mio approccio al viaggio in India. Molte persone visitano questo Paese e, tra queste, alcune sono turisti altri viaggiatori. Personalmente rientro nella seconda categoria e credo che questa sia la sola a permettere un contatto più diretto con la popolazione. Ovviamente, conoscere la complessità delle Tradizioni di un popolo come quello indiano non è cosa facile sopratutto per gli "occidentali". Trovarsi dopo alcune ore di aereo in una dimensione sensoriale sconosciuta al nostro modo di vivere è per molti, di per se, un trauma. Lasciare la nostra zona di comfort, abituati al modus vivendi scandito da precisi ritmi e suoni, abituati al nostro "ordine" ed ai nostri odori, può rendere l'impatto con l'India estremamente sgradevole. Ritengo che un buon approccio alla conoscenza sia dato dall'umiltà, dal rispetto e dall'essere interiormente aperti. Noi, gli "occidentali", abbiamo in genere un atteggiamento, nei confronti degli "altri", di superiorità spesso dettato dalla mera condizione dell'avere. E' piacevole osservare come questi personaggi si relazionino con i locali in modo altezzoso, schifato ed a volte sprezzante e ricevono, molto spesso in cambio, sorrisi disarmanti che annullano o
comunque ignorano l'ostentata superiorità .
_DSC4935jpg
C'è un'altra categoria, per certi versi peggiore, che è quella costituita da coloro che devono perdere la loro identità (semmai l'abbiano mai avuta) abbigliandosi da pseudo-indiani e cercando il santone di turno che possa accendere in loro una spiritualità di circostanza che spesso si limita ad incrociare le gambe e chiudere gli occhi. Fortunatamente non tutti gli "occidentali" sono così. Visitare l'India significa rimanere noi stessi e con umiltà entrare in punta di piedi in un mondo completamente diverso dal nostro. Se le auto, gli smartphone e l'immagine omologante diffusa nelle pubblicità, possono ricondurre questa terra ad un primordio di civiltà dell'hamburger, le sue religioni e le sue Tradizioni ancorano fortemente l'India alla sua millenaria identità. Rispettare gli usi ed i costumi è educazione, mentre comprenderli è frutto di studio e dedizione. Può sembrare strano che in alcuni luoghi si facciano ancora oggi sacrifici animali agli Dei, ma è così. Incontrare un Naga Sadhu che cammina per strada nell'indifferenza della gente ai nostri occhi può risultare bizzarro. Criticare superficialmente il divenire Sannyāsa - un evento per noi inconcepibile - non comprendendo il senso profondo di questa scelta, non ci farà apprezzare una delle tante Tradizioni presenti in questa società. Alla vista di ciò e di molto altro dovrebbero levarsi domande e dubbi su ciò che ci circonda, ma sopratutto su noi stessi e sul nostro modo di vivere, su ciò che siamo e su ciò che potremmo essere. Tutte le forme dell'"avere" nella vita di un uomo qui sono rappresentate: da chi possiede solo uno straccio per pantalone ed il cielo come tetto al multimiliardario con la sua supercar. Ognuno indifferente all'altro! Tra questi estremi esiste una miriade di esseri diversi per casta e per ricchezza materiale. Sembra un enorme laboratorio umano. Aprirsi mentalmente ed interiormente è la base per lasciarsi travolgere dai contrasti e dalla complessità della società indiana. Purtroppo, nella prova di forza tra modernità e Tradizione, sembra che la prima stia avendo la meglio travolgendo tutto quello che l'Uomo ha costruito in millenni. Viviamo il Kali Yuga!